A volte capita si dice, ed a me è fortunatamente capitato, di riuscire a fare un viaggio, insperato, sempre desiderato e mai realizzato, e di questo per sarò sempre grato alle mie Signore di casa, che quest’anno sono riuscite a trascinarmi in un Paese quasi agli antipodi del nostro continente, il Giappone.
Nonostante le centinaia di ore di volo accumulate in anni, per vari motivi, quello che mi ha sempre trattenuto in questo genere di viaggi sono proprio le ore infinte di volo che si devono sopportare, e credetemi, dodici e passa sono una eternità.
Decollati da Milano Malpensa intorno alle 15,30 del sette di agosto, atterriamo a Tokyo Narita, che già è l’otto e sono quasi le 11,00 del mattino, presa la navetta di servizio, ci rechiamo in albergo, cercando di non dormire, per resistere sino a notte e non avere problemi di jet lag. Il Keio Plaza Hotel ci accoglie nel quartiere centrale di Shinjuku, dove dalla sua stazione e possibile raggiungere qualsiasi luogo voluto della città.
Il clima è molto simile al nostro, sia per temperatura e stagione, la latitudine in fondo è quasi la nostra, ma molto, molto più umido, e quindi abbastanza fastidioso. Si è sempre sudati, ed è una cosa normale, avere un panno asciugamani sul collo con cui asciugarsi. In pratica qui lo fanno tutti. Molti usano degli ombrellini nonostante il sole, proprio per farsi un minimo d’ombra.
La pioggia è cosa frequente ma veloce, si passa dal grigio nuvoloso, da uno scroscio d’acqua battente al sole pieno in pochi minuti.
Scesi in strada, ci inoltriamo nel dedalo delle vie del quartiere, così tanto per cercare di familiarizzare con la città, vie regolari di per sé, anche se non proprio a pianta quadrata per come lo intende un torinese, che si snodano tra grattacieli e… grattacieli avveniristici, ed è un delirio, negozi, ristoranti, super market, sale gioco e di tutto e di più, e soprattutto, loro, i Giapponesi.
Tanti e molti rigorosamente vestiti in camicia bianca e pantaloni neri con le loro cartelle da ufficio, gruppi di ragazze vestite alcune con divise da college, e altre con richiami ai costumi di Hello Kitty o simili, e poi, le coppie o gruppi di amici, in kimono tradizionale ed infradito.
In molti portano delle mascherine di garza davanti alla bocca ed al naso, (stile chirurgo), e francamente la cosa di primo acchito stupisce un po’, poi chiedendo e ragionandoci su se ne capiscono i motivi reali. Tokyo è una città dove vivono e lavorano milioni di persone, ma la gran parte di queste per spostarsi, non usa l’auto o la moto, ma i perfetti quanto comodissimi mezzi pubblici, autobus, metropolitane e treni, che spesso sono realmente gremiti di gente.
La mascherina non serve quindi per proteggersi dall’inquinamento, come si può pensare, inquinamento che per altro non si avverte, ma per proteggere se stessi e le altre persone vicine da eventuali contagi, fosse anche soltanto un semplice raffreddore. Una altissima forma di rispetto verso gli altri se vogliamo. Incredibili poi le divise da lavoro in alberghi, stazioni e centri commerciali, cappellini improbabili e quasi da cartone animato.
Tutto si muove intorno a noi, con velocità incredibile, ma con il massimo e rigoroso rispetto delle regole da parte di tutti.
Nessuno che cerchi di attraversare una strada con il semaforo rosso, nessuno che fumi per strada e nessuno che getti qualcosa per terra, anzi, non troverete quasi mai un cestino dei rifiuti lungo le strade quando vi servirà, preparatevi quindi a tenervi in tasca carte, lattine e bottigliette ormai vuote.
La prima cosa che noto camminando per le vie della Città, è che non esiste un marciapiede che non abbia la sua striscia guida per le persone non vedenti, e che non esiste un semaforo che non abbia il segnale sonoro che accompagna il verde, e poi, cosa per noi stranissima, non ci sono auto posteggiate ai bordi delle strade.
Entriamo in uno dei tanti ristorantini, quasi stile fast food, a gettoni, in quanto le ordinazioni si fanno presso una sorta di totem posto all’ingresso del locale, dove si scelgono le portate, che si ritirano poi al bancone della cucina, per poi accomodarsi ad uno dei tavoli predisposti, che incredibilmente, hanno una sorta di divisorio creata con un vetro smerigliato, tra i commensali, quasi che la persona che potrebbe sedersi di fronte a te, debba restare nell’anonimato.
Per i più frettolosi invece, banchetti fronte muro, dove consumare il proprio pasto in piedi ed in completa solitudine. Noi italiani, questa cosa non potremmo mai nemmeno concepirla.
Ramen, Noodles, Sushi, Tempura sono i cibi che normalmente si possono trovare, ed a volte, cercandoli con un po’ di voglia, anche pizza e spaghetti, e posso dire che in alcuni casi, credo di aver mangiato delle pizze anche migliori di tante nazionali, mentre per gli spaghetti… beh! Una carbonara servita con le fettine di limone sopra, non l’avevo mai nemmeno sognata nei miei peggiori incubi.
Questo il primo impatto con Tokyo City e la sua popolazione, gente che corre, che si capisce che non deve perdere tempo, che non ricerca contatti personali, ma che con la massima disponibilità e cortesia, accetta di aiutarti a trovare un indirizzo, e che spesso ti accompagna anche per cinque isolati per portarti dove vorresti andare, prendendoti sotto braccio. Atteggiamenti per noi realmente inusuali e spesso sconosciuti.
Credo che il Popolo giapponese sia tra i più cordiali e predisposti verso gli stranieri, che mai abbia conosciuto, la loro gentilezza rasenta quasi il fastidio.
Il rovescio della medaglia, per contro, è che nella loro natura, non sembra esistere una spiccata iniziativa personale, non esiste o quasi l’estro e l’eclettismo del singolo, tutto si muove e deve muoversi secondo le regole dettate e stabilite. Così è e così si deve fare, e tutti lo fanno con passione, serietà ed applicazione.
Non chiedete ad un ristoratore insieme ad una bistecca, (di per se un piatto già completo in genere con verdure e salsine varie), una porzione di patatine aggiuntiva, non passate a sinistra nell’ingresso di un tempio deserto, se lo stesso è previsto a destra del cordone che divide il portale, e non richiedete in una biglietteria due biglietti dopo averne presi già tre, perché la vostra comitiva ha due casse comuni, queste forme di comportamento, sono per loro incomprensibili.
Non chiedete al tassista di fare la strada più lunga per aggirare un isolato, (magari per poter fare una foto al retro di una costruzione), anziché fare la strada più corta, non viene e non può essere semplicemente da loro concepito. È successo a me a Niigata, dove non ho potuto fare il giro del complesso ADA, in quanto l’Autista ha continuando a dirmi che la cosa non era logica, e spiegaglielo tu che il giapponese non lo parli…
Oserei dire, che la fantasia non sia diffusa in quel mondo…
Altra stranissima sensazione che si respira visitando questo Paese, comunque sia, fantastico ed unico, ed aggiungo io, da assaporare assolutamente una volta nella vita, è l’incredibile contrasto tra il presente ed il passato.
Non so bene quanti Templi e Santuari ci siano a Tokyo, a Kyoto, o sparsi per l’intero paese, spesso completamente inglobati e quasi sommersi dai grattacieli, essi resistono inalterabili da centinaia di anni, originali quanto storici o parzialmente o interamente ricostruiti dopo il secondo conflitto mondiale, tanto che spesso si vedono soltanto i loro tetti sporgere ai lati delle superstrade sopraelevate che si snodano nelle città.
Basta varcare uno dei loro ingressi, per fare un salto nel tempo, trasportati nel passato, a tremila e più anni fa. È come chiudere ed abbandonarsi alle spalle la modernità, il progresso, la tecnologia, per immergersi in un mondo antico, fatto di natura, di pace e serenità. Niente cemento, niente rumori, solo silenzio e natura, costruzioni di legno dorate quanto antichi giardini, ridenti ruscelli che sfociano in placidi laghetti in cui nuotano tranquille quanto splendide carpe koi enormi, tra ninfee e piante di loto.
Qui il tempo e come se si fosse semplicemente fermato, e provo a farvi un esempio. Lo scenario è il Palazzo imperiale di Tokyo, con i suoi giardini, residenza ufficiale dell’Imperatore in Città, è inserito all’interno di un parco, cinto da possenti mura in pietra, e circondato da un grosso canale d’acqua. E’ in parte aperto al pubblico, nel quartiere Chiyoda, nei pressi della centralissima Tokyo Station. È in pratica un’isola che copre qualcosa come 23.000 mq di terreno, con al suo interno alcune strutture e palazzi imperiali, ed è la principale residenza privata ed ufficiale, della stessa famiglia Imperiale.
Una ulteriore curiosità, credo sconosciuta ai più, in passato questo complesso è stato valutato per una cifra superiore al valore di tutti gli immobili della California.
Bene, tutto il giardino è percorso da viali ricoperti di ghiaia, e delimitati da gradini in pietra che separano le zone erbose dai viali. Lungo questi marciapiedi in pietra, come è comprensibile, possono crescere delle erbacce, che da noi normalmente sarebbero eliminate con dei semplici taglia bordi, ma non qui in Giappone.
Qui ho visto e fotografato, un gruppo di manutentori, appoggiati sui loro trespoletti come i nostri pavimentatori a secco di san pietrini, o semplicemente seduti per terra, passare l’intera giornata con rastrelli e palette ad estrarre ed a pulire ogni singolo filo d’erba che possa crescere, uno ad uno.
Ogni Tempio poi, ogni Santuario, rilascia a chi lo vuole e per pochi Yen, il timbro ad inchiostro rosso e il motto del tempio stesso, dipinto a mano ed a pennello in ideogrammi in inchiostro nero, dai vari Maestri di scrittura presenti, una cosa davvero incredibile.
Consigli per i viaggiatori…
Pensare di visitare il Giappone senza l’ausilio di internet e di Google Maps è letteralmente follia, ma fate attenzione ad utilizzare il vostro telefonino con il vostro contratto nazionale, se sbagliate al vostro ritorno vi occorrerà un mutuo per pagare la bolletta telefonica.
Molto meglio noleggiare un router portatile da un operatore Nipponico, per poco più di due euro al giorno, al quale è possibile associare sino a cinque telefoni, e poter quindi usufruire di tutti i servizi in Wi-Fi senza altra spesa, dalla rete internet alle varie app, e di conseguenza, WhatsApp, con messaggi e chiamate ormai già pagate.
Altra cosa da fare, sono gli abbonamenti settimanali per treni, metro ed autobus, (Japan Rail Pass), relativamente una spesa di pochi euro con cui viaggerete con qualsiasi mezzo pubblico, risparmiando non poco.
Non pensate a portarvi un ombrello, tutti gli hotel sono attrezzati per fornirne uno a richiesta e gratuitamente a tutti.
Itau a Niigata - Visita alla Nature Aquarium Gallery Ada - 11 agosto 2017
Di ritorno dal viaggio che tranquillamente posso definire per me, della vita, mi ritrovo piacevolmente a scrivere il resoconto della visita incredibilmente particolare quanto emozionante, alla casa del Maestro Amano, nella sua Galleria di acquari naturali a Niigata.
È la mattina del 11 agosto, sono le cinque e trenta del mattino, e mi sto preparando per recarmi alla Tokyo Station a prendere il treno ad alta velocità, Shinkansen, delle ore 7,48 che in due ore circa mi porterà attraversando il Giappone da Tokio a Niigata e quindi al Quartier Generale della ADA dove visiterò la Nature Aquarium Gallery.
Un piccolo aneddoto personale, per ingannare il tempo del viaggio, ho con me un libro che ormai ho tentato di finire per ben due volte, senza riuscirci, ma che questa volta, posso dirlo, ci sono riuscito, si tratta di un libro “Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente” frutto della ricerca di Giangiorgio Pasqualotto, ma che devo confessare, ancora una volta non sono riuscito a comprendere a pieno, sapete, quelle cose del tipo, “per fare il pieno occorre il vuoto”, mah!
Sceso dal treno, e preso un taxi, dove l’autista immancabilmente per trovare l’indirizzo utilizza il navigatore del suo telefono, arrivo al 8554-1, Urushiyama, Nishikan-ku, Niigata 953-0054, sono finalmente a Casa Ada…
Come per quasi tutto il panorama giapponese, anche la struttura della Gallery sorge tra le ordinate risaie, e le strutture industriali, che si alternano sul territorio, quasi lambita dal fiume Otori e circondata da un gradevole boschetto ceduo composto di piccoli alberi da fusto, con l’immancabile tappeto di giovani bambù a creare una sorta di prato. Noterò poi nei giorni a venire, che in molte aiuole nelle citta visitate, è uso fare questa sorta di prato con il bambù giovane, molto probabilmente di una specie piccola e tappezzante.
Nel piccolo piazzale riservato al posteggio delle auto dei visitatori, (dove per altro è richiesto di avere la cura di non rivolgere il retro delle auto verso le giovani piante di Bambù), si trova una piccola esposizione di bonsai, posti su tavoli e protetti da una rete ombreggiante.
Dal piazzale, si arriva all’ingresso, dove una grande porta a vetri oscurante, ci dona la visione dall’esterno, della prima vasca in esposizione. Ai lati della stessa, due fantastici bonsai di grosse dimensioni fanno da cornice all’ingresso.
È a questo punto che l’emozione, la curiosità comincia a fare presa sui visitatori, quando si varca per la prima volta la porta a vetri. La vasca esposta è anche il solo punto in cui viene concesso ufficialmente, di fare fotografie, di farsi riprendere con sullo sfondo la stessa.
Mi riesce veramente difficile descrivervi le sensazioni che ho provato varcando quella soglia, oggetti e ricordi dei viaggi del maestro per il mondo fanno da sfondo e da preambolo alla vera e propria Galleria, a cui ci si è introdotti, percorrendo un corto corridoio, che costeggia e lascia intravvedere la stessa.
Non nascondo che per me è stato come se la sua presenza, fosse quasi tangibile, un po’ come se il Sensei mi prendesse per mano per invitarmi ad entrare nella sua Galleria. Il locale è condizionato con una temperatura gradevole, visto il clima esterno, caldo e umido, e subito vengo sopraffatto dalla vista d’insieme dell’esposizione. Non ci sono per la verità, tante vasche, ma tutte sono semplicemente delle Opere d’arte, in cui perdersi nella loro osservazione.
Dopo essere entrato quasi in punta di piedi, lascio spaziare il mio sguardo, nella visione d’insieme, e quello che vedo si traduce immediatamente, in meraviglia e stupore, andando ad aumentare in modo esponenziale tutto il rispetto, l’ammirazione e la gratitudine che posso provare nei confronti del Maestro Amano. Vedo, ammiro e tocco con mano il suo pensiero, la sua arte e la sua filosofia, e mi rendo pienamente conto, che queste sono le cose che da lui abbiamo appreso, e che come gruppo Itau, abbiamo e cerchiamo con ogni nostro lavoro, di fare nostre.
Questa non è una semplice esposizione di acquari naturali, ma una vera e propria galleria d’Arte, dedicata e permeata dei suoi principi, delle sue convinzioni, esempi vivi e reali del suo lavoro e del suo impegno, e che esprimono tutta la filosofia del Maestro Takashi Amano.
Sfortunatamente il giorno scelto, (non potevo fare altrimenti), coincideva con la Festa Nazionale della Montagna, oltre a segnare l’inizio del periodo di vacanza estivo per molti giapponesi, e quindi non mi è stato possibile conoscere di persona la figlia del Sensei, la Signora Sayuri Amano, che però non ha mancato di chiamarmi al telefono, tramite il suo incaricato, il Signor Kota Iwahori, che mi aveva accolto al mio arrivo.
Come Gruppo Itau, abbiamo pensato per l’occasione, di fare un presente purtroppo postumo al Maestro, una borsina porta attrezzi personalizzata a suo nome, e che non manco di consegnare al gentilissimo signor Iwadori, e per la quale riceveremo pochi giorni dopo, una bella lettera di ringraziamento dalla stessa Signora Sayuri, segno che lo stesso è stato molto gradito.
Descriviamo ora la Nature Aquarium Gallery.
Gli acquari come dicevo non sono moltissimi, quindici o sedici vasche, ero tanto preso che non le ho nemmeno contate, ma tutte stupende e vi garantisco che non deludono le aspettative. Credo di poter tranquillamente dire che una simile raccolta non abbia eguali al mondo.
Tranne tre o quattro, tutte ormai sono illuminate dalle nuove plafoniere Solar RGB, e molto probabilmente, sia per facilitare l’adattamento delle piante, quanto per prepararsi al grande evento del “Nature Aquarium Party”, con la premiazione del Contest IAPLC 2017 del 21 ottobre, sono state potate massicciamente da pochi giorni. Inutile dire che la loro manutenzione, il grado di benessere che dimostrano sono esemplari.
Per parafrasare un film, in queste vasche il dolce “Nagare” scorre potente …
Tranne per qualche leggera “spottatura” sulle rocce, e non in tutte, (molto probabilmente frutto del cambiamento d’illuminazione), non provate nemmeno a cercare la benché minima presenza di alghe, sono semplicemente perfette e lasciano letteralmente l’osservatore a bocca aperta. Gusti e giudizi soggettivamente personali, è realmente impossibile stabilire quale possa essere la più bella o la più rappresentativa.
Personalmente mi sono letteralmente perso nell’osservazione della vasca che fa da sfondo alla mia foto ricordo, tanto che il buon Kota, non riusciva più a staccarmi da essa, nemmeno per poter vedere quanto ancora era esposto, ma come non parlare della vasca interamente dedicata alle Hygrophila pinnatifida coltivate in forma epifida sulle rocce.
A completare la parata, i nuovi paludai Dooa, bellissimi e di grande impatto visivo, alternati a delle piccole composizioni wabi kusa, insomma, ero nel paradiso dell’acquario naturale, vedevo il risultato del lavoro e della passione della una vita di uomo, che qualcuno di noi ha avuto il grande onore di conoscere di persona, il Sensei Takashi Amano, mirabilmente portato avanti in piena continuità, dal suo abilissimo Staff diretto da sua figlia la Signora Sayuri.
Purtroppo, all’interno della Gallery, non è possibile fare e scattare fotografie, salvo le poche che ovviamente si rubano con il telefonino, in quanto le macchine fotografiche vanno posate. Le immagini interne che vedrete, a corredo di questo articolo, sono state recuperate dai canali web ufficiali Ada, mentre tutte le riprese esterne sono personali.
Consiglio a tutti di vedere questo video ufficiale Ada: https://youtu.be/JJUVlVSlW3Q
Non so quanti Italiani abbiano avuto il piacere e l’opportunità di vivere questa esperienza, di vedere, visitare e godere del piacere che questa incredibile Galleria d’Arte acquariofila offre, ma vi posso garantire che la sua visita vale, per noi appassionati, tutto il lungo viaggio di oltre 10.000 km necessario per poterlo fare.
L’acquariofilia in Giappone…
Tornato a Tokyo, ed avendo ancora un po’ di tempo a disposizione, non era per me concepibile non visitare il Sumida Aquarium, che ospita in una sezione dedicata, The shimmering of water - natural aquascape, due grandi vasche improponibili per un privato, create ed allestite dal Maestro.
Situato nel complesso “Tokyo Sky Tree Town” la prima cosa che colpisce il visitatore, è la scelta del luogo dove questo acquario pubblico è stato posizionato, siamo infatti al quinto e sesto piano di un grattacelo, ed al suo interno trova posto persino una grossa piscina, (parliamo di circa 350.000 litri di acqua), che ospita gli immancabili pinguini ed alcune foche. E’ il secondo Acquario del paese per ordine di grandezza, dopo il Kyoto aquarium, gestito anch’esso dalla stessa organizzazione.
Le vasche del Sensei è inutile dirlo, sono molto particolari e d’effetto, sia per grandezza che per allestimento, e dove credo di poter dire di aver osservato uno dei gruppi di Pterophyllum altum più belli che abbia mai avuto modo di vedere dal vero. Quello che colpisce è la loro altezza, il perfetto sviluppo fisico che questa vasca ha saputo e potuto dare a questi maestosi pesci che adoro da sempre, 28 – 30 cm di sviluppo in verticale e grande potenza fisica espressa nella loro regalità dei movimenti, lenti e misurati.
Fotografare le vasche non è semplice in quanto in questi giorni di festa l’afflusso del pubblico è notevole, a significare quanto sia grande l’interesse del popolo giapponese per questa passione.
In generale l’intero complesso è mantenuto dallo Staff, veramente bene, curato e pulito e tutti gli animali si presentano molto sani, e merita sicuramente una visita. Da segnalare che nel centro commerciale che si snoda all’interno ed al disotto del complesso, troviamo il secondo punto vendita di “Aqua Forest Aquarium”, dopo quello più famoso situato nella Galleria Commerciale sotterranea adiacente alla Shuangyuan Street, in Yasukuni Street.
Concessionario ADA, ho avuto modo di vedere alcuni allestimenti presenti nei due punti vendita, ma soprattutto di poter rendermi conto dei prezzi di vendita del vivo, che sia per piante ed animali, sono in media molto più alti dei nostri, direi dalle due o tre volte la nostra normalità. Incredibile per i nostri comuni canoni invece, la disponibilità sia in esposizione che immagazzinati dei materiali di arredo, rocce e legni stupendi oltre ovviamente a tutti i prodotti ADA in vendita. Un particolare e personale saluto va tutto lo Staff dei punti vendita, che nonostante la grande affluenza di clienti, hanno trovato il tempo per seguirmi e presentarmi i loro negozi.
Purtroppo, qualche giorno dopo ho tentato di recarmi, mentre ero a Kyoto, all’altro negozio che ero interessato a visitare Aqua Shop Wasabi, ma senza riuscire a trovarlo nonostante tre ore di ricerca fatte a piedi senza nemmeno riuscire a trovare un taxi disponibile…
Considerazioni finali – Ultima ora…
Sono ritornato in Italia dopo comunque un viaggio durato due settimane piene, un volo di ritorno realmente lungo, dodici e più ore di aereo, che mi ha lasciato stonato per circa tre giorni, complice anche la stanchezza accumulata. Ora mi aspetta la stesura di questo articolo, la scelta delle foto e la divisione degli immancabili souvenir.
E’ passata una settimana ma sono ben felice di aver fatto ritorno prima di dover provare direttamente, la paura e l’imbarazzo causato da quel fenomeno che guida la Corea del Nord.
Il lancio del suo ultimo missile che è riuscito a trasvolare tutto il Giappone, ha causato la chiusura delle stazioni, compresa Tokyo Station, il fermo di tutti i treni in viaggio, e con tutti i cellulari che hanno ricevuto un messaggio di allarme generale, mentre televisioni e cartelli pubblicitari invitavano tutti a chiudersi in casa o a scendere nelle varie gallery delle città e a non restare all’aperto…
Che dire, ho mancato di conoscere di persona il Signor Takayuki Fukada per un solo giorno, (lui era in visita alla galleria ADA il giorno dopo il mio), e di una settimana, cosa ben più grave, un allarme aereo pseudo atomico… Direi non male in fondo per la vacanza della vita…!
Articolo e Foto di Marino Varetto
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